ARRESTO CARDIACO IMPROVVISO E COVID-19: PERCHÉ ORA PIÙ CHE MAI È UTILE AVERE UN DAE A DISPOSIZIONE

L’arresto cardiaco improvviso si verifica quando il cuore smette improvvisamente di battere a causa di un malfunzionamento della sua attività elettrica. Non vi è alcun preavviso, può accadere a chiunque, dovunque.

La vittima ha maggiori probabilità di sopravvivenza se viene eseguita immediatamente la rianimazione cardiopolmonare (RCP) e viene utilizzato un defibrillatore (semi)automatico esterno (DAE).

In caso di arresto cardiaco, la tempestività è tutto. Se si attende l’arrivo dei servizi di emergenza, la vittima di arresto cardiaco ha appena il 5% di probabilità di sopravvivere. Al contrario, se le persone presenti sul posto intervengono con una RCP e l’utilizzo del DAE, le probabilità si alzano al 60%.

Per questo motivo con il Decreto 18 marzo 2011 “Determinazione dei criteri e delle modalità di diffusione dei defibrillatori automatici esterni di cui comma 46, della Legge n. 191/2009”, si è inteso avere uno strumento normativo per diffondere in modo capillare l’uso dei defibrillatori semiautomatici esterni (DAE) sul territorio nazionale anche a personale non sanitario, opportunamente formato, nella convinzione che l’utilizzo di tale apparecchiatura possa prevenire o quanto meno ridurre il numero di morti per arresto cardiocircolatorio.

Arresto cardiaco e Covid19

L’arresto cardiaco improvviso è un male silenzioso, che in Europa miete circa 350.000 vittime all’anno. Questi numeri con la pandemia dovuta la Covid19 sono decisamente aumentati.

Uno studio condotto nella regione Lombardia, che ha coinvolto le province di Lodi, Cremona, Pavia, Mantova, ha messo a confronto il numero di OHCA (arresti cardiaci extra-ospedalieri) verificatesi durante i primi 40 giorni dell’epidemia di COVID-19 in Italia (21 febbraio-31 marzo) con quelli dello stesso periodo del 2019. La ricerca evidenzia un aumento del 52%dei casi di OHCA nel periodo di studio del 2020: 490 casi di OHCA, rispetto ai 321 casi identificati nello stesso periodo nel 2019.

Diversi fattori stanno determinando questo aumento:

  • Esitazione ad andare in ospedale e cercare assistenza per paura di contrarre in ambito ospedaliero il COVID 19;
  • aumento dei tempi di risposta dei servizi di emergenza a causa del fatto che i team sono impegnati nel fronteggiare l’emergenza Covid: nella regione Lombardia, ad esempio, sono aumentati di 3 minuti, passando dai 12 minuti prima della pandemia ai 15 registrati da inizio pandemia
  • problemi cardiovascolari sottostanti prima di contrarre il COVID

Un altro fattore che probabilmente ha portato all’aumento degli arresti cardiaci extra-ospedalieri è dato dai danni cardiaci legati al Covid 19: uno studio ha evidenziato che, su 100 pazienti di età media di 59 anni, che hanno superato il Covid19 mostrando anche sintomatologia lieve, il 60% aveva la miocardite – un’infiammazione del tessuto muscolare del cuore (miocardio) – o un’altra infiammazione, mentre il 78% mostrava anomalie cardiache. Queste patologie possono mettere i pazienti a rischio di complicanze tra cui aritmie cardiache, insufficienza cardiaca e morte cardiaca improvvisa.

Defibrillatori nelle aziende

Non c’è obbligo di predisporre di defibrillatori nei luoghi di lavoro, ma la loro presenza, è sicuramente una misura fondamentale di prevenzione da rischi cardiovascolari quali fibrillazione/arresto cardiaco.
Le “misure generali di tutela” di cui all’Art. 15 del D.Lgs. 81/2008 riconoscono di fondamentale importanza le “misure di emergenza” da attuare in caso di primo soccorso.

Inail prevede una riduzione del tasso di premio annuale per prevenzione alle imprese che adottano il defibrillatore. Attraverso il modello OT23, sono attribuiti 40 punti (100 richiesti per accedere allo sconto) per le aziende che hanno un dispositivo DAE e formano i propri dipendenti all’utilizzo.

Ricordiamo che in questi tempi di pandemia da COVID-19, è più importante che mai per le organizzazioni di tutti i tipi pianificare strategie che riducano il rischio di arresto cardiaco improvviso (SCA). L’aumento del rischio di malattie cardiache come lo SCA per coloro che sono guariti dal virus rende più importante che mai avere un defibrillatore (semi) automatico esterno (DAE) disponibile negli spazi pubblici.

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